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LA RAZZA DELL'UOMO SFUGGENTE

 

Avere il coraggio delle proprie idee, difenderle, essere fedeli a se stessi, sono due cose molto importanti e che devono avere sempre la centralità nel nostro agire quotidiano, perchè uno dei principali limiti riscontrati in passato e non solo per quanto attiene allo stile del militante e di chi si ritiene impegnato in una battaglia per la difesa dei valori, è la coerenza nei comportamenti, l'esser conseguenti ai pensieri e alle parole. Il tema è delicato, perchè già farlo oggetto di parole può implicare un tradimento del suo nucleo valoriale, ma è giusto aver presente che la formula con cui spesso si sono risolte, sempre a parole, le proprie contraddizioni personali, ovvero quella della grande guerra santa, della guerra interiore ai propri freni e ai propri limiti, è valida se appunto implica una guerra aperta e permanente. Chi scrive non ritiene naturalmente di aver raggiunto grandi traguardi da questo punto di vista, ed è anche dell'idea che sia sempre possibile, oltre che facile, ingaggiare quella lotta, non per questo si deve mollare la presa, se si è individuato anche questo come un momento di realizzazione di se.

 


In questo senso, senza voler affrontare gli aspetti anche pratici di questo percorso, come qualcuno più attrezzato si sta già impegnando a fare in questo nostro cantiere di formazione, può essere preso come punto di partenza, intrecciandosi anche col recupero del galateo di cui si è già detto in questi mesi di dibattito fra Lanzichenecchi, il discorso del sacrosanto rispetto degli impegni presi, della parola data come dei gesti concreti da compiere, e per quanto uno studioso di nostra conoscenza una volta ci disse che Evola fosse un po' come un'enciclopedia, riteniamo che potrebbe risultare di qualche utilità la lettura o rilettura del suo saggio, contenuto in L'arco e la clava, intitolato La razza dell'uomo sfuggente, e teso a stigmatizzare lo sfaldamento di quel principio spirituale interiore al vertice dell'essere umano che gli antichi stoici definivano e g e m o ni k o n. Tale principio, sempre meno presente in ogni democrazia, viene appunto a mancare in ogni singolo individuo, perchè come segnala il pensatore romano, non è azzardato affermare che il clima «democratico» è tale da non poter non esercitare, alla lunga, un'azione in senso regressivo anche sull'uomo come personalità e in termini sinanco «esistenziali».
È un postulato che si tenderebbe a dare per scontato, assistendo non solo alla deriva sociale ma a quella individuale del mondo circostante, tuttavia è bene aver presente come se la caratteristica di tale “razza” sia l'insofferenza per ogni disciplina interna, l'aborrire il confronto con sé stesso e l'incapacità di ogni serio impegno, il seguire una linea precisa e la dimostrazione di un carattere, tutti questi aspetti negativi possono contraddistinguere sempre di più anche i nostri comportamenti e il nostro stile di vita se non si esercita una sorveglianza costante su noi stessi e un allenamento della mente e dello spirito, seguendo una precisa linea.
Citare Evola è sempre facile e appagante, lo sappiamo, tuttavia riteniamo che il rinvio a questo suo breve ma denso scritto, e soprattutto la sua interiorizzazione possano risultare non inutili anche in considerazione dei compiti che ci stiamo assumendo e della ricerca di quella sintesi fra pensiero tradizionale e centralismo leninista che stiamo perseguendo. 

 

 

 

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