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SUPERIAMO I NAZIONALISMI AMMUFFITI

di Carlo Bonney

 

Come si declina oggi un pensiero Nazionalrivoluzionario? Quali sono gli elementi e gli spunti che possono dare nuovo impulso e attualizzazione a questa Idea in una fase dove un generico populismo senza contenuti ed un sovranismo tardo-ottocentesco sembrano costituire l’unico baluardo al pensiero unico?

In questo breve contributo mi soffermerò su alcuni spunti che possono, seppur parzialmente, indicare qualche ipotesi operativa.
Anzitutto, il pensiero NR attuale non può non considerarsi europeo in tutto e per tutto, non può attardarsi in revanscismi nazionalistici del tutto “inattuali” e di corto respiro, pena la regressione verso forme di liberalismo nazionalista di cui pensavamo di esserci liberati almeno da un secolo.
In secondo luogo, va ripresa la critica al capitalismo, non in termini ideologici e velleitari, ma promuovendo un pensiero che sappia calarsi nella realtà, intercettando le fasce sociali più colpite dal processo di globalizzazione capitalistica, indirizzandole non verso uno sterile ritorno allo statalismo assistenzialista di democristiana memoria, ma verso un'economia dei produttori, che sul piano ideale rimanda ad un socialismo europeo mentre sul piano operativo si può concretizzare in network di produttori indipendenti e nell’autonomia creativa, in questo facilitati dai “new jobs.”

Ci si deve liberare una volta per tutte dell’idea di Stato nazionale iperburocratizzato, clientelare e parassitario, cosa che contraddistingue molte Nazioni europee, tra cui l’Italia, senza  per questo cadere ovviamente nell’idolatria mercatista e iperliberale.
Questo si può fare solo promuovendo l’idea socializzatrice su scala europea: un primo passo in questa direzione potrebbe essere la creazione di uno spazio continentale dove le norme lavoristiche, fiscali e previdenziali siano le medesime per tutti. Un primo passo verso l’unificazione sociale che elimini il dumping sociale, un vero primo passo contro il mercatismo ed il globalismo.

Un’altra azione da intraprendere è quella di formare giovani quadri a livello europeo, preparati sul piano professionale e politico, che siano pronti ad occupare nel mondo del lavoro, posti di rilievo nell’ambito dell’orientamento delle opinioni: giornalismo, opinion makers, insegnanti, burocrati di vario livello e tipologia, che agiscano in rete e siano capaci di rimanere fedeli alla strategia, non solo alla tattica.
Va affrontata la questione dell’Unione bancaria, militare e sociale dell’Europa da un’ottica propositiva e gradualmente rivoluzionaria, ben sapendo che si procede per fasi e non per negazioni, assecondando i processi che portano dove l’obiettivo strategico impone che vadano, senza isterismi da risultato facile e immediato. Sono le dinamiche storiche ad imporre i tempi.

Bisogna smetterla di vellicare l’istinto piccolo borghese della vita sicura, al riparo da ogni contrattempo, con uno Stato-Mamma che dovrebbe pensare a tutto dalla culla alla tomba: questo l’hanno fatto  le socialdemocrazie del Nord Europa fino a poco tempo fa e hanno creato non degli Uomini, ma generazioni di smidollati, così come l’abbiamo fatto noi, a modo nostro, in Italia dal 1945 ad oggi con il medesimo avvilente risultato.
Bisogna invece educare al sacrificio di sé, al dovere, all’eroismo, all’impersonalità: al bello, al buono ed al giusto. Tutto questo è antidemocratico? Si lo è, ficchiamocelo in testa una volta per tutte, se non vogliamo prenderci in giro per chissà quali mire elettorali.

Le elezioni sono solo una tappa di un percorso, non il fine, ma solo il mezzo e non vanno usate, come fanno gli altri, per presentare soluzioni facili e demagogiche, ma per affermare la verità: e cioè che senza uno sforzo immane, un‘inversione epocale di tendenza, gli europei e gli italiani in primis, non sfuggiranno all’annientamento. E non ci saranno slogan elettorali che tengano.
Vellicare i bassi istinti bottegai, rifugiarsi dietro il simulacro patriottardo che non mobilita più nessuno, supplire ed aiutare uno Stato nazionalborghese oramai al tramonto, quando si aprono gli scenari del XXI Secolo della competizione tra blocchi continentali che vanno interpretati e gestiti con intelligenza, oltreché stupido è un atto reazionario che porta di nuovo al ghetto, all’angolo della Storia.
L’Italia si salva con l’Europa e l’Europa si salva con l’Italia. Cominciamo a preparare il futuro ed a liberarci della muffa piccolo nazionalista.